La Parrocchia

bLe origini della Chiesa di S. Maria della Stella risalgono alla fondazione stessa di Militello.
Anche se il territorio intorno a Militello è ricco di testimonianze archeologiche, che vanno dalla preistoria alla prima colonizzazione greca, e dal periodo classico ed ellenistico a quello bizantino e arabo, è solo con l’arrivo dei Normanni in Sicilia (XI sec.) che si assiste ad una vera e propria “fondazione” di un centro urbano nel sito dell’attuale Militello. Furono pertanto proprio i Normanni, dopo aver invaso e conquistato queste contrade, a conferire al preesistente casale (pertinenza di qualcuna delle antiche città vicine) il toponimo di Militello, che in latino tardo significa “terra di soldati”, con esplicito riferimento alla guarnigione militare stanziata nell’accampamento-castello (oppidum) costruito da gli stessi in cima al colle S. Vito, sui cui fianchi era ricavato l’abitato rupestre della primitiva Militello.

Ai Normanni si deve la costruzione, nei pressi del castello, della prima Chiesa di S. Maria, alla quale faceva capo, per le esigenze della fede e del culto, la popolazione collegata all’orbita del castello (gli oppidani), come le famiglie venute al seguito dei conquistatori normanni. A questa prima fase edilizia sono da riferire alcune strutture murarie, un frammento di affresco in stile bizantino ed alcuni interessanti elementi architettonici (cornice, capitello) venuti alla luce in seguito ad una campagna di scavi effettuata presso la Chiesa di S. Maria della Stella la Vetere, ubicata alla periferia Est dell’antico centro abitato. Ad essa, inoltre, si riferisce un gruppo di diplomi normanni che attesta l’interesse e la cura dei sovrani verso questa Chiesa. La scelta del sito della Chiesa non fu casuale, perché nelle immediate adiacenze si trovava già uno dei luoghi di culto più antichi di Militello, ossia quello conosciuto come cripta dello Spirito Santo, una cappella ipogea riconducibile al periodo tardo-antico e proto-bizantino, connessa all’abitato rupestre dell’antico casale.

I Normanni, pertanto, avrebbero inteso stabilire una relazione di continuità tra il luogo di culto più antico di Militello e la Chiesa di S. Maria che, sostituendolo, di quello si sarebbe poi servita come camera di sepoltura di propria pertinenza. In virtù della Legazia Apostolica, concessa al Gran Conte Ruggero da papa Urbano II nel 1092, come nelle cattedrali e nelle chiese maggiori delle città principali, anche sulla Chiesa di S. Maria della Stella venne esercitato dai re di Sicilia e, per delega di questi, dai signori di Militello, il diritto di Regio Patronato, per il quale spettava direttamente al sovrano la nomina dei parroci, come anche la cura dell’edificio e la sua amministrazione.

Nella Chiesa normanna era esposta una icona della Vergine col Bambino, raffigurata con le caratteristiche tre stelle dell’iconografia bizantina: due sul petto e una sulla fronte, simbolo della triplice verginità di Maria (prima, durante e dopo il parto). Intorno a questa immagine si accese presto una speciale venerazione. Non è noto, tuttavia, se l’immagine fosse realizzata su tavola o su parete ad affresco. Probabilmente, le caratteristiche della stessa immagine avranno suggerito l’aggiunta del titolo de Stellis a quello semplice di S. Maria. Una evoluzione in senso teologico si avrà, invece, quando più tardi il titolo sarà modificato in della Stella, in riferimento sia a uno dei simboli biblici di Cristo che a uno dei titoli della tradizione mariana. Questa Chiesa, essendo collegata all’ambiente della corte e della nobiltà, fu anche parrocchia dei signori della terra, rappresentati dalle varie famiglie feudali succedutesi nel corso dei secoli: i Camerana, i Barresi, i Branciforti.In periodo svevo (XIII sec.), il casale e il castello di Militello vennero attribuiti ai Camerana, nobile famiglia di origine lombarda.

È interessante notare che nel diploma di concessione di Federico II (1248) si fa riferimento alla Chiesa di S. Maria della Stella, considerata come bene proprio della terra e luogo in cui i signori lombardi, con il loro seguito di coloni, avrebbero dovuto ricevere i sacramenti. A questa fase storica, quella del governo di una famiglia lombarda, potrebbe ricondursi l’introduzione a Militello di usanze tipiche dei comuni dell’Italia del Nord legate alla festa patronale della Madonna della Stella, come il palio, la fiera, certi usi alimentari ecc.
Ai Barresi, signori della terra dal XIV al XVI secolo, si deve l’incremento del culto e una particolare cura dell’aspetto artistico-architettonico della Chiesa di S. Maria della Stella.

Sotto Blasco II Barresi, sposo di Eleonora Speciale figlia del viceré di Sicilia Nicolò Speciale, nella metà del ’400, fu avviato un radicale intervento di ampliamento della Chiesa, che determinò la distruzione dell’edificio normanno e la costruzione di un nuovo edificio di culto a tre navate, dotato di altissimo campanile, e impreziosito di un pregevole portale gaginesco policromo sormontato da protiro. I lavori terminarono agli inizi del’500. In questo contesto di fioritura artistica è da collocare, nel 1486, la commissione da parte di Antonio Piero Barresi all’artista fiorentino Andrea della Robbia di una grandiosa pala d’altare in ceramica invetriata raffigurante la Natività di Gesù (ora collocata nell’attuale Chiesa).

Alcuni esponenti della famiglia Barresi scelsero la stessa Chiesa di S. Maria della Stella come sede della propria sepoltura. Infatti, a tre di loro, Blasco II, Carlo e Vincenzo, appartengono i tre sarcofaghi presenti nell’attuale Chiesa (trasferiti dall’antica), testimonianze pregevolissime dello stile gotico-catalano e rinascimentale.

Al 1446 risale un privilegio del re Alfonso D’Aragona, col quale si concede a Militello in Val di Noto, come a pochi altri principali centri dell’isola, la licenza di ospitare la fiera franca in occasione della festa della patrona Maria SS. della Stella: questa era concessa per l’arco di otto giorni a decorrere dall’8 settembre. Questa circostanza contribuì a rendere celebre il culto della Madonna della Stella di Militello in Sicilia, in quanto la fiera attirava forestieri e commercianti da tutte le parti dell’isola. Nella prima metà del XV secolo, pertanto, appaiono già attestati e consolidati alcuni elementi caratteristici del culto della patrona di Militello: la festa annuale, indetta con decreto regio e unica per la città, celebrata in data fissa, l’8 settembre, giorno liturgico della Natività della B. V. Maria, la fiera franca e la celebrazione di una ottava della festa al 16 settembre.

Nel contesto dei lavori di rifacimento della Chiesa, nei secoli XV-XVI, forse anche in seguito alla perdita dell’antica icona della Santa Madre di Dio, potrebbe essere collocabile la realizzazione del primo simulacro della Madonna della Stella ad opera di artisti ispirati al motivo delle Madonne in trono del pieno Rinascimento. Questa statua, col relativo fercolo, ci viene descritta dallo storico ed erudito militellese don Pietro Carrera (1573-1647), cappellano in S. Maria della Stella: abbiamo una Madonna di rilievo di legno, sedente col Figliolino in braccia, tiene in mano una verga con una stella in cima, tutta di argento; ciascuna ha la sua corona in capo guarnita di diverse pietre fine; risiede in una Paratoria di sei colonne, detta volgarmente vara; ha di intorno sei Angioli pur di legno che stanno in ginocchioni. Le figure, la Vara con le colonne son tutte dorate , e così ricche, e vistose, oltre la bellezza dell’opera, e dell’artificio, che è difficil cosa ritrovare in netto legno altra pittura somigliante.

Pietro Carrera attesta che la devozione del popolo verso questa immagine era così grande da non potersi raccontare. Lo stesso simulacro divenne celebre per molti miracoli, la cui fama percorse tutta l’isola, tanto che la Chiesa meritò di essere definita “famosissima”. Alla Madonna della Stella tutto il popolo militellese si affidava per chiedere grazie, invocare aiuto e protezione, in occasione di calamità pubbliche e private. Per questo motivo, da tempo immemorabile la Madonna della Stella è stata venerata come principale patrona della città, e il culto verso gli altri due patroni secondari, S. Nicola e S. Sebastiano, non ne ha mai oscurato le prerogative. Oltre alla prova dell’unanime consenso del popolo militellese, anche le autorità ecclesiastiche e civili hanno confermato nel corso dei secoli, con bolle, bandi e decreti, la priorità del suo patronato.

Quando, nel 1530, il principe Matteo III Barresi, fondò in territorio piazzese la terra di Barrafranca, un nucleo di coloni militellesi venne ad insediarsi nel nuovo centro, e lì portarono, insieme alle cose più care, anche il culto della propria patrona, la Madonna della Stella, che da allora divenne compatrona di Barrafranca, insieme a S. Alessandro. Ma non fu questo il solo episodio di esportazione del culto di Maria SS. della Stella di Militello in altre località della Sicilia, perché anche altrove ritroviamo questo culto, e prova dell’ascendenza militellese ne è l’inequivocabile iconografia della Vergine. Lo ritroviamo a Messina, Catania, Acireale, Caltagirone, Comiso, Scordia, Pedagaggi, e in altre città ancora.

L’importanza di questa parrocchia e dei relativi parroci, nel XVI secolo, era tale che papa Giulio III, nel 1554, nominò vescovo di Lipari il parroco don Filippo Lanza. Ancora, nel 1580, papa Gregorio XIII nominava vescovo di Lipari un altro parroco di S. Maria della Stella di Militello, il sacerdote e dottore in S. Teologia, Paolo Bellardita. Lo stesso, nel 1582, venne designato anche inquisitore del S. Uffizio a Malta. Nel 1618 la Chiesa di S. Maria della Stella venne devastata da uno spaventoso incendio (di origine dolosa), che la distrusse e rovinò anche il simulacro della Madonna con il fercolo; della statua si salvò soltanto la testa, quasi che la Vergine avesse voluto miracolosamente risparmiare il suo beatissimo volto. Prima ancora della Chiesa, fu la statua della Madonna ad essere rifatta. Risale al 1618, infatti, il nuovo simulacro della Madonna della Stella in legno e canapa, alla cui realizzazione non è da escludere che abbia partecipato lo scultore militellese Giambattista Baldanza, lo stesso che nel 1624 realizzò il nuovo fercolo, secondo un impianto barocco del tutto originale, che oscurerà il ricordo di quello antico, simile a quello di S. Agata di Catania o di S. Giacomo di Caltagirone.

Dopo lunghi dibattiti sul luogo in cui ricostruire la Chiesa di S. Maria della Stella distrutta dall’incendio, fu confermato l’antico sito, e dopo circa una cinquantina d’anni il nuovo tempio venne aperto al culto. Ma sarebbe stato il terremoto dell’11 gennaio 1693, che distrusse la Chiesa appena rifatta per due terzi (risparmiandone solo la navata destra e parte del prospetto), a sancire il definitivo abbandono del vecchio sito, per vedere ricostruita la Chiesa più a monte, inserita nel contesto del moderno sviluppo urbanistico della Militello post-terremoto. L’antica Chiesa di S. Maria della Stella, per distinguerla dalla nuova, oggi è indicata col nome di S. Maria la Vetere.

Immediatamente dopo il terremoto, la parrocchia trovò una sede provvisoria presso la Chiesa di S. Pietro, rimasta in piedi; successivamente, invece, nella Chiesa di S. Antonio di Padova (S. Antonino) e in quella di S. Antonio Abate.
Al parroco don Vincenzo Calabrò (1715-1727) si deve la posa della prima pietra della nuova Chiesa, il 9 marzo 1722. I lavori di costruzione della Chiesa, ossia l’attuale Parrocchia-Santuario di S. Maria della Stella, si protrassero per circa un ventennio. Fu sotto il parroco don Bartolomeo Calabrò (1727-1755), nel 1741, che venne consacrata e aperta al culto la nuova Chiesa, completa dei primi due ordini della facciata, della navata centrale e delle cinque cappelle di quella di destra. Il terz’ordine della facciata fu completato nel 1765, mentre la torre campanaria nel 1815. Sotto l’aspetto architettonico, il prospetto della Chiesa ripercorre nel suo schema quello delle chiese a volume retto, caratterizzato da grandi volute di raccordo e timpano conclusivo. Nelle decorazioni vistose delle cornici, del portale, dei capitelli e delle paraste, si esprime l’originalità e la fantasia dello stile tardo-barocco del Val di Noto. Molto interessante l’originale soluzione adottata per la torre campanaria, facente corpo a sé, fiancheggiante la facciata ma avanzata rispetto ad essa; caso unico in Sicilia, almeno per il ’700.

Il secolo XVIII vide crescere ulteriormente il culto della Madonna della Stella in Militello, favorito anche dalle espressioni della fede e della pietà popolare tipiche dell’età tardo-barocca.
Memorabili furono alcune straordinarie manifestazioni di devozione e ringraziamento alla Madonna della Stella per aver preservato o liberato Militello da flagelli e calamità. Nel 1738, la Madonna fu invocata per far cessare un lungo periodo di piogge che avevano stancato e danneggiato le campagne; nel 1763, il popolo la ringraziò con pubblica processione per aver concesso la pioggia dopo una lunga siccità; nel 1783, la festa patronale di quell’anno fu particolarmente solennizzata e arricchita di splendide manifestazioni religiose e d’intrattenimento, per ringraziare la Madonna della Stella di aver preservato dal terremoto la città, mentre altre zone dell’isola giacevano sotto le macerie; nel 1793, i Padri Benedettini dell’Abbazia di S. Benedetto promossero una solennissima processione penitenziale che si portò ai piedi della Vergine della Stella per ottenere la liberazione da una epidemia che stava falcidiando la popolazione.

Fino a quel tempo la Madonna della Stella veniva continuamente esposta, e in ogni evenienza era portata dal popolo implorante per le vie della città. Per far cessare questi eccessi di fervore popolare, l’allora principe di Butera e marchese di Militello, Michele Ercole Branciforti, con decreto emesso in Bagheria il 16 giugno 1755, dispose di far fabbricare una decorosa nicchia ove chiudere il simulacro della Patrona. La nicchia doveva essere chiusa con tre chiavi d’argento: una tenuta dal parroco, una dai giurati e l’altra dal principe. Egli dispose che per l’innanzi l’esposizione e la processione del simulacro sarebbero state autorizzate solo in occasione della festa annuale e in occasione di gravi pubbliche necessità. Da allora si ripete ogni anno, alla vigilia della festa, con gran concorso di popolo e alla presenza delle autorità religiose, civili e militari, la cerimonia di apertura delle porte e svelamento della venerata e prodigiosa immagine di Maria SS. della Stella.

Nonostante il grande amore del popolo militellese verso la propria Patrona, sul finire del “secolo dei lumi”, un triste avvenimento segnò la storia del secolare culto verso Maria SS. della Stella. Il re Ferdinando I Borbone, re delle Due Sicilie, con real dispaccio del 28 luglio 1787, per presunte ragioni d’ordine socio-religioso (oggi quanto mai inspiegabili e ingiustificabili), ordinò la soppressione delle due parrocchie di Militello, S. Maria della Stella e S. Nicola, quindi la soppressione del culto stesso della Madonna della Stella e della sua festa patronale.
Non fu tuttavia così facile, come lo era stato sulle regie carte, cancellare dal cuore dei militellesi la filiale devozione verso Maria SS. della Stella. Infatti, nel corso del XIX secolo, nonostante i divieti e le pene minacciate, il popolo continuò a rivolgersi alla Madonna della Stella come propria madre e protettrice, a promuovere il culto nella Chiesa già parrocchiale, e a festeggiare la Patrona con manifestazioni pubbliche, sia pur ridotte, nella ricorrenza dell’8 settembre.

Questo triste stato di cose provvidenzialmente ebbe termine quando, caduta la monarchia borbonica, nel contesto del nuovo Stato Unitario Italiano, il popolo militellese si adoperò con tutte le forze per la riapertura dell’antica parrocchia e il ripristino del culto di Maria SS. della Stella.
Nel frattempo, Militello era stata annessa alla diocesi di Caltagirone, eretta nel 1816, per dismembrazione dell’arcidiocesi di Siracusa, per cui da quel momento furono i vescovi della nuova diocesi, estranea ai fatti del secolo precedente, ad essere coinvolti nell’opera di ripristino delle antiche prerogative della parrocchia e del culto della Madonna della Stella.

Nel 1873, il vescovo di Caltagirone, Mons. Antonino Morana, in seguito alla S. Visita tenuta a Militello, stese un significativo resoconto sulla fede e la devozione coltivate in questa Chiesa. Questi sottolineava con compiacenza come la Chiesa si nutrisse dell’entusiasmo della cittadinanza, e che in essa clero e popolo si prodigavano per l’incremento del culto, attraverso la celebrazione di SS. Messe e confessioni, l’istruzione dei fanciulli alla dottrina, la fastosa celebrazione di feste e solennità, tridui, novenari, il mese mariano. Per l’abbondanza e la ricchezza degli arredi e il fervore della pietà, il vescovo Morana definiva in ultimo la Chiesa di S. Maria della Stella “il più nobile ornamento della città di Militello”. Attese pertanto le istanze del popolo, patrocinate dal vescovo Morana, con disposizioni della S. Congregazione del Concilio del 22 agosto 1874 e del 26 giugno 1875, alla Chiesa di S. Maria della Stella furono restituiti tutti i diritti parrocchiali e venne ripristinato il culto della Madonna della Stella, principale patrona di Militello. Il 23 ottobre 1876 venne istituita la Comunia, cioè un capitolo di sacerdoti con la funzione di celebrare l’Ufficio Divino in canto e di solennizzare con il loro servizio liturgico le celebrazioni festive.
Si dovette comunque aspettare fino al 10 luglio 1905, perché fosse nominato, con bolla di papa Pio X, nella persona di Mons. Francesco Iatrini, il primo parroco successivo alla soppressione. Il fausto evento di questa nomina riecheggia ancora nel racconto commosso di molti anziani, figli di coloro che ne furono protagonisti e testimoni.

Quando il 28 dicembre del 1908 la Sicilia Nord-Orientale fu investita dal celebre terremoto di Messina, anche Militello soffrì danni per l’effetto delle scosse sismiche. La Chiesa di S. Maria della Stella fu chiusa al culto e la parrocchia trovò sede dapprima presso la Chiesa del SS. Sacramento al Circolo, quindi in quella di S. Domenico. L’edificio fu riparato a partire dal 1909 con la munificenza di papa Pio X e di tutto il popolo, e venne riconsacrata dal vescovo di Caltanissetta Mons. Iacona, il 6 settembre 1925, essendo vacante la diocesi di Caltagirone (amministratore apostolico, Mons. Giacomo Carabelli, arcivescovo di Siracusa). In occasione di quell’intervento di consolidamento, vennero eretti gli archi rampanti a sostegno della campata della navata maggiore. Restaurata la Chiesa, venne realizzato nel 1928, dal maestro organaro Polizzi, il magnifico organo a canne, inglobante anche quello settecentesco già in uso nella parrocchia. Nel 1947 furono realizzati, dal pittore militellese Giuseppe Barone, gli affreschi della volta, raffiguranti storie della Vergine, e quelli della cappella della SS. Assunta e delle calotte delle campate delle navate laterali.

Il secolare culto della Madonna della Stella, principale patrona di Militello, trovò espressione di particolare conferma e riconoscimento da parte della S. Sede, durante la celebrazione del primo Anno Mariano, indetto da papa Pio XII. L’8 settembre del 1954, infatti, sotto il parrocato dell’arciprete Mons. Dott. Francesco Iatrini (1905-1956), ebbe luogo la memorabile cerimonia della solenne Incoronazione del simulacro della Madonna della Stella da parte di Mons. Pietro Capizzi, vescovo di Caltagirone, in qualità di delegato del Capitolo Vaticano.
Ancora, altri eventi avrebbero celebrato e ratificato la devozione del popolo militellese verso la sua Patrona.
L’11 ottobre 1969, essendo parroco don Sebastiano Cataldo (1968-1986), con decreto del vescovo di Caltagirone, Mons. Carmelo Canzonieri, di convenuto con la S. Sede, la basilica di S. Maria della Stella veniva elevata alla dignità di Santuario Mariano.

Il 7 settembre 1983, veniva inaugurata la nuova cappella di Maria SS. della Stella. La cappella, risaltante per nobile semplicità, è tuttavia valorizzata dalla presenza, sulle porte in marmo della nicchia della Patrona, di due splendidi angeli in bronzo, opera d’arte dello scultore contemporaneo Emilio Greco.
Il 16 settembre 1984, durante una solennissima cerimonia, celebrata presso la piazza principale di Militello, presente il popolo in tripudio, il vescovo di Caltagirone, Mons. Vittorio Mondello, pronunciava ufficialmente l’Atto di Affidamento della città al patrocinio di Maria SS. della Stella.
Nel 2002, il Santuario di S. Maria della Stella di Militello, pregevole testimonianza d’arte tardo-barocca del Val di Noto, già monumento nazionale, è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.

 

Fonte: Diocesi di Caltagirone